Un abbonato che fa spesso investimenti interessanti e fuori dall’ordinario ci ha segnalato Glass to Power, una società nata da uno spinoff dell’Università Bicocca di Milano.
Come mai è una iniziativa da conoscere? Perché sta portando sul mercato una nuova tecnologia: nanoparticelle che inserite nel plexiglass di un pannello fotovoltaico sono in grado di trasformare la luce incidente, da visibile a infrarossa.
Una tecnologia che verrà impiegata nel fotovoltaico, ma promette applicazioni nella cosmesi, nella medicina e nell’elettronica. E verrà prodotta nella NanoFarm di Trento, come ci ha raccontato il Ceo e fondatore Emilio Sassone Corsi.
Intervista estratta dal business report privato 11 note di Intelligence Economica di Company | Note.
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Da dove nasce l’idea di Glass to Power?
Nasce dalla convergenza delle attività di due ricercatori dell’Università di Milano Bicocca, un fisico, Franco Meinardi, e uno scienziato dei materiali, Sergio Brovelli, che hanno connesso le proprie esperienze e hanno inventato una nuova tecnologia.
Da questa singolare esperienza è nata un anno e mezzo fa Glass to Power, spinoff dell’Università Bicocca e nel giro di così poco tempo abbiamo sviluppato industrialmente questa tecnologia fino a portarla alla certificazione e tra qualche mese al mercato.
C’è una tecnologia particolare dietro al vostro modello di business?
Certo! Si tratta di tecnologie brevettate dai due ricercatori e professori di Bicocca. Il tutto si basa su delle particolarissime nanoparticelle, basate su Indio, Rame o Silicio, che riescono a trasformare la luce incidente da luce visibile in luce infrarossa.
Queste nanoparticelle vengono mescolate all’interno del plexiglass che compone il pannello fotovoltaico. Ai bordi del pannello fotovoltaico vengono fissate delle piccole celle fotovoltaiche che trasformano la luce così concentrata in energia elettrica, con una buona efficienza.
Come mai vi siete inseriti in un mercato apparentemente saturo e per questo molto sfidante?
Il fotovoltaico tradizionale è ormai completamente dominato da prodotti cinesi che hanno raggiunto prezzi bassissimi. Ma i pannelli fotovoltaici tradizionali sono completamente opachi e possono essere installati sui tetti degli edifici ma certamente non sulle facciate, a meno di non perdere le finestre.
Le superfici dei tetti degli edifici, soprattutto quelli molto elevati, sono troppo piccoli per poter ospitare pannelli sufficienti per dare energia a tutto l’edificio. I vetri fotovoltaici trasparenti hanno il vantaggio di non aver alcun impatto visivo e poter utilizzare una gran quantità di superficie vetrata.
In generale queste metodologie vanno sotto il nome di Building Integrated Photovoltaic (BIPV). La nostra tecnologia è in grado di produrre energia nella quantità sufficiente a rendere un edificio completamente autonomo da un punto di vista energetico, edifici che vengono chiamati ZEB (Zero Energy Buildings).
Che prospettive ha questa tecnologia e come pensate voi di svilupparla?
Considerando che ci sono direttive europee molto chiare che entreranno in funzione a partire dal gennaio 2020, e che sono già state recepite dal governo italiano e da molti altri governi europei, il mercato è enorme, valutato solo in Europa in 1Mld € con un incremento del 35% anno su anno.
Abbiamo una filiera produttiva già completamente pronta in grado di soddisfare un mercato di queste dimensioni fatta da un network di partner che consentono di realizzare le varie fasi del processo produttivo in maniera già piuttosto ottimizzata.
Perché a Trento?
Il nostro core business sarà la produzione di nanoparticelle. In provincia di Trento, in particolare a Rovereto, abbiamo trovato le condizioni migliori per poter sviluppare il progetto NanoFarm, che consentirà di fare uno scale up della produzione delle nanoparticelle, in stretta collaborazione con l’Università di Trento, Dipartimento di Fisica.
Che applicazioni industriali potrebbe avere oltre al fotovoltaico?
Le nanoparticelle hanno applicazioni in molti settori e, attraverso il progetto NanoFarm, potremo affrontare nuove opportunità nel settore della medicina, della cosmesi, dell’elettronica. Ma nel frattempo dobbiamo conquistare il mercato così ampio nel settore fotovoltaico che queste ulteriori opportunità le dobbiamo affrontare successivamente.
Si consideri non solo il settore degli edifici con ampie superfici vetrate ma anche gli ospedali, i centri commerciali, e, in agricoltura, le serre.
Il mondo delle rinnovabili che trend sta vivendo? L’idea che ogni cosa debba produrre l’energia con cui alimentarsi è un’illusione?
Le energie rinnovabili sono l’unico futuro possibile. Non possiamo continuare a sfruttare le risorse fossili della Terra, i danni che in pochi decenni l’Uomo ha provocato sono enormi. Fotovoltaico, eolico, biomasse, geotermia, onde marine, sono fonti rinnovabili, infinite, disponibili dappertutto nel mondo e sono in grado di sostenere tutte le attività umane. C’è un grosso problema di accumulo dell’energia prodotta ma anche su questo si sta lavorando molto, sia in termini di ricerca che di possibili applicazioni.
Che ruolo ha avuto l’Università nella nascita di G2P? Avete conosciuto altri spin off nati “vicini” al vostro?
L’Università ha aderito subito al progetto di G2P che abbiamo presentato e ha assecondato e facilitato il progetto in tutti i modi. Oggi siamo considerati in Bicocca il più importante progetto di spin off e quello che ha avuto il più alto tasso di crescita.
Stiamo acquisendo la proprietà dei brevetti da Bicocca e ciò ci renderà autonomi da un punto di vista industriale e consentirà di valorizzare ancor di più la società. Abbiamo molti contatti con altri spin off di Bicocca e siamo inseriti all’interno di progetti comuni che aumentano il networking e le opportunità di business.