Oggi dove siamo

Eventi internazionali a management italiano

Mondiali di calcio, Olimpiadi, ma anche EXPO2015. I grandi eventi internazionali sono diventati motori incredibili per la visibilità delle città, un forte stimolo per lo sviluppo infrastrutturale di interi Paesi, e un serbatoio di grandi managerialità.

Sono un’occasione per provare un rilancio o per affermare un indiscusso potere di immagine. Come nel caso di Milano, diventata un marchio di fattività e buona riuscita nei progetti in cui si applica.

Abbiamo raccolto molti spunti sul tema dal Ceo di Filmmaster Events, Andrea Varnier, con quasi 30 anni di esperienza nella gestione degli eventi internazionali, e una delle figure italiane più conosciute del panorama olimpico internazionale.

 

 


Intervista estratta dal business report privato 11 note di Intelligence Economica di Company | Note.  

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Gli eventi internazionali sono visti dal pubblico come uno spettacolo. Ma sono anche un vero e proprio mercato. Quanto è grande il settore in Italia, e nel mondo?

I grandi eventi internazionali, quali ad esempio le cerimonie degli eventi sportivi globali, hanno un mercato molto specifico e differenziato. Ovviamente si differenziano per i numeri, ma soprattutto nei processi: si tratta di gare complesse con processi decisionali che possono variare moltissimo da paese a paese.

I progetti si sviluppano quasi sempre con tempi piuttosto lunghi, un arco di tempo anche di anni, per Rio ad esempio ce ne sono voluti ben cinque.

Questi grandi eventi possono incidere in modo molto grande sul fatturato di realtà come la nostra, ma il loro sviluppo pluriennale e l’estemporaneità rendono difficile determinare una percentuale di incidenza.

 

 

L’ultimo grande evento che ricordiamo in Italia è “solo” Expo2015. Mentre ci sono Paesi in cui oggi si susseguono eventi internazionali. Quali sono i Paesi più attivi in questo?

Certamente si può fare di più, ma l’Italia ha ospitato vari “grandi eventi” negli ultimi anni come, solo per citarne alcuni, le Olimpiadi Invernali a Torino nel 2006, i Giochi del Mediterraneo, i Mondiali di Nuoto fino ad arrivare all’Expo del 2015.

Nell’ultimo anno è arrivata la tappa romana della Formula E (per altro organizzata da Filmmaster Events) che è stata un grande successo.

Non dimentichiamo inoltre che proprio a Roma si svolgerà la partita inaugurale del Campionato Europeo di calcio del 2020 e che l’Italia sarà candidata ad ospitare i Giochi Invernali del 2026.

Nel resto del mondo succedono tante cose in ogni continente, ma focalizzandoci su aree in cui siamo coinvolti attivamente, possiamo dire che la regione del Middle East è tra le più floride in questo momento, non solo per l’avvento dell’Expo di Dubai 2020, ma anche per i Mondiali di Calcio in Qatar del 2022.

 

 

Da cosa deriva la scelta di un Paese nell’ospitare o candidarsi ad ospitare un grande evento internazionale?

Sono diverse le motivazioni che spingono un Paese ad ospitare un grande evento internazionale. Prima di tutto, ovviamente l’immagine  e la promozione del Paese stesso, di un territorio, di una città.

Poi le ragioni di natura economica: occupazione, rilancio, sviluppo delle infrastrutture. Può diventare una grande opportunità se gestita nella maniera corretta.

 

 

Cosa lasciano al paese ospitante, esulando dai fattori economici? 

Orgoglio e appartenenza, una cultura del fare nuova, un’eredità forte. E poi un mestiere per chi lavora ai grandi eventi che viene esportato in tutto il mondo. Si chiama LEGACY, è l’incredibile patrimonio culturale, sociale e umano che viene lasciato alla nazione ospitante.

 

 

Cos’ha da dare l’Italia su questo fronte? Ha managerialità specifiche o distintive?

L’Italia ha un “made in italy” che non ti aspetti, sui grandi eventi siamo tra i più preparati a livello di produzione e managerialità. Sono tanti gli italiani di grandissima qualità in giro per il mondo che ruotano intorno a questo business. Come Filmmaster Events, siamo sulla scena internazionale da quasi quarant’anni, durante i quali abbiamo aiutato a fare emergere molte di queste eccellenze professionali.

 

 

Di solito sono eventi che durano pochi mesi. Quanto è invece il tempo complessivo impiegato per organizzarli?

Ogni evento è differente, poi c’è un tempo per l’organizzazione generale e un tempo per la parte che ci riguarda, ad esempio le Cerimonie o il Viaggio della Fiamma Olimpica (nel caso di Rio 2016).

Una grande Cerimonia necessita mediamente di un paio d’anni di lavoro, tra sviluppo della creatività e produzione. Si va in realtà dai pochi mesi agli anni, è estremamente ampia la differenza temporale tra le diverse tipologia di eventi.

 

 

Un evento come le Olimpiadi quanti tipi di manager impiega? Quali tipologie di manager servono per organizzare una macchina come quella delle grandi cerimonie? 

Di nuovo, concentriamoci solo sulla parte che ci riguarda direttamente, ad esempio le Cerimonie di Apertura e Chiusura Olimpiche e Paralimpiche, che nel caso di Rio 2016 sono state gestite da Filmmaster Events.

L’organico per gli eventi di questa portata è come una fisarmonica, si parte da un gruppo estremamente ristretto di persone, che poi diventano 10, che successivamente diventano centinai che a loro volta si avvalgono di 1000, 10.000 professionisti e volontari.

A Rio ad esempio, lo staff di produzione è arrivato a toccare le 700 persone, di 18 nazionalità diverse. A queste si aggiungono quasi 8.000 persone tra cast di professionisti e volontari.

Non dimentichiamo poi lo staff dei fornitori, insomma numeri davvero importanti. Si tratta di una sfida manageriale di straordinaria complessità: occorrono visione, motivazione, capacità progettuali al top e un’energia fuori dal comune per tenere costantemente alta la tensione al risultato e l’ingaggio di ogni persona in una macchina organizzativa dove il contributo di ciascuno – dal CEO alla “semplice” comparsa – è davvero determinante per il successo.

 

 

Le fiere o gli eventi di business hanno spesso hanno successo quando riescono ad allargare la platea aprendosi ad un pubblico non di addetti ai lavori, ma popolare, che li vive fuori dagli stand per professionisti. Come mai c’è questa tendenza?

Perché l’evento inteso come inizio, durata e fine non esiste più, siamo in un momento storico in cui il prima il durante e il dopo vivono di quello che si chiama LIVE ENTERTAINMENT. Digital, social, engagement, fa tutto parte della stessa macchina, in cui l’obiettivo è scardinare i muri di target specifici e conquistare “il mondo fuori”.

 

 

Milano negli ultimi cinque anni sta diventando la città italiana degli eventi. Di ogni tipo. Come se lo spiega? Quali altre città del mondo si può paragonare sotto questo profilo? E quali sono i fattori per evitare che diventi un “eventificio”, ovvero solo una buona location?

Milano con Expo si è preparata per tempo ed è diventata un teatro a cielo aperto, e non solo. È un trend, senza dubbio, ma se l’onda prosegue è perché gli ingranaggi hanno funzionato bene da subito. È una città accogliente da questo punto di vista, scegliendola, si ha una “garanzia” di una buona riuscita.


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